Categoria: Multimedia


Gli operatori dell’emittente televisiva Amici Animali TV (Canale Digitale Terrestre 248) hanno realizzato uno Speciale sul Centro Recupero Animali Selvatici di Bernezzo (CN): conoscerete la storia del Centro dall’anno della sua fondazione, le sue attività istituzionali e collaterali al recupero della fauna selvatica in difficoltà. Verranno poi anche presentati alcuni degli ospiti del C.R.A.S., ognuno con una sua storia particolare. Grazie alla competenza degli operatori di AmiciAnimali TV sarà come fare un tour virtuale del Centro di Recupero per conoscere insieme questa realtà affascinante e, purtroppo, ancora sconosciuta a molti cittadini. Buona visione!.

bianconepriola

Dall’edizione di Savona del quotidiano La Stampa di martedì 19 aprile 2016:

“Il rapace è stato trovato ferito nei boschi di Priola in val Tanaro: dall’anello di riconoscimento gli animalisti hanno scoperto che quattro anni fa era già stato soccorso ad Albisola

«Sono emozionato. È un evento raro». Non nasconde l’entusiasmo Remigio Luciano, responsabile del Centro recupero animali selvatici di Bernezzo (Cuneo), quando nella sede del Cras, è arrivato un ospite speciale: un biancone (Circaetus gallicus) o «aquila dei serpenti», tra le specie più rare in Europa. L’animale è stato raccolto, ferito, nei boschi di Priola, in alta val Tanaro, da un cacciatore che lo ha consegnato ai volontari della difesa animali di Garessio. All’arrivo nel Cras, la sorpresa. «Il biancone, una femmina adulta, ha l’anello di riconoscimento – spiega il responsabile. Abbiamo scoperto che è lo stesso animale trovato nel 2012, debilitato e con un problema alla pupilla destra, ad Albisola Superiore dalla Protezione Animali di Savona che, dopo le prime cure ce l’aveva consegnato il 29 settembre di quell’anno. Ristabilito, lo avevamo liberato a Castelmagno il 26 maggio 2013». Ebbene, a tre anni di distanza e dopo essere migrato ogni autunno verso l’Africa, dove “sverna”, in quanto la sua dieta preferita è composta di ofidi, sauri ed insetti, il rapace è tornato nella stessa zona, a pochi chilometri di distanza. Qui ancora una volta si è ferito ed è stato consegnato al CRAS di Bernezzo. Ora il biancone ha un trauma da urto, è debilitato e ancora con problemi alla pupilla destra. Resta in osservazione, nella speranza che il danno non sia stato causato dai fili dell’alta tensione e che possa quindi essere liberato al più presto, per poter nidificare. «Un evento singolare – osservano gli zoofili – ma sempre meno raro, di concreta difesa della biodiversità e di animali rari, grazie all’attività ed alla collaborazione di associazioni private di volontari come ENPA Savona e CRAS Bernezzo, mentre le istituzioni che per legge dovrebbero provvedere al soccorso della fauna selvatica continuano a latitare; in Liguria è compito della Regione, mentre nel Parco regionale del Beigua, che ogni anno festeggia il passaggio dei bianconi, a soccorrere i feriti sono solo i volontari dell’Enpa, anche dopo che la convenzione, di poche centinaia di euro che la presidenza del 2012 aveva riconosciuto, non viene più rinnovata dal nuovo presidente».

Dal quotidiano La Stampa di sabato 20 febbraio 2016:

La Stampa 20-02-2016

Photogallery del Centro Ricci La Ninna su La StampaTV – Cuneo.

scoiattolo

Dal quotidiano online Repubblica di giovedì 18 febbraio 2016:

“Si credeva estinto, “sconfitto” dal suo fratello dal pelo grigio

di DANIELA GIORDANENGO

Un esemplare di scoiattolo europeo (Sciurus vulgaris) è stato avvistato in questi giorni a Torino, all’incrocio fra corso Massimo d’Azeglio e via Tiziano Vecellio, in prossimità del Parco del Valentino. Il piccolo roditore, fotografato da Simona Toscano, medico veterinario torinese, “appare in ottime condizioni di salute ed è il primo caso di avvistamento documentato, ma dalla stessa zona ci sono giunte altre segnalazioni”, spiegano dal Centro di Recupero Animali Selvatici di Bernezzo, nel cuneese. Lo scoiattolo rosso, come viene chiamato comunemente, torna a farsi vedere in città dopo che per anni si è discusso della sua possibile estinzione, in particolare in Piemonte e Lombardia, dovuta all’espansione dello scoiattolo grigio americano (Sciurus carolinensis) introdotto in Italia a metà del secolo scorso. Nella competizione per il cibo e il territorio sembrava aver prevalso la specie nordamericana, con importanti ricadute sull’ecosistema tanto da richiamare l’attenzione anche dell’Unione Europea.
Così simili nei comportamenti e nelle preferenze ambientali da non poter coesistere in natura. Infatti, dietro l’avvistamento metropolitano potrebbe esserci una spiegazione curiosa: l’interazione con l’uomo. “Possiamo ipotizzare che in città la competizione fra le due specie sia minore rispetto agli ambienti periferici e rurali – sostiene la dottoressa Simona Esposito del Centro di Bernezzo – “L’abitudine dello scoiattolo grigio alla presenza dell’uomo che gli offre del cibo, e il suo essere opportunista, lo spingono a stazionare maggiormente al suolo e a interagire di più con le persone, lasciando più spazio al cugino rosso, in particolare nella parte alta degli alberi”. Se normalmente l’ambiente urbano, l’inquinamento e la presenza dell’uomo riducono la biodiversità, in questo caso potrebbe essere vero il contrario e l’abitudine, sconsigliata, di dare da mangiare agli animali un contributo alla salvaguardia dello scoiattolo europeo.

In data Lunedì 18/01/2o16 sono stati liberati:

  • un esemplare femmina adulta di astore (Accipiter gentilis), pervenuta in seguito ad un impatto contro un ostacolo nel centro del comune di Boves, che presentava una lesione all’ala sinistra, e dopo circa un mese di degenza si dimostrava completamente ristabilita;
  • un esemplare di sparviere maschio (Accipiter nisus) proveniente dal CRAS E.N.P.A. di Savona con una brutta lacerazione al gozzo causata probabilmente da uno scontro con un suo simile; in seguito a sutura e cure ha potuto nuovamente ritrovare la libertà.

La liberazione è avvenuta all’interno del parco fluviale Gesso e Stura, su autorizzazione del Servizio Vigilanza Faunistico Venatorio della Provincia di Cuneo.

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Dal quotidiano La Stampa di lunedì 13 luglio 2015:

La Stampa 13 Luglio 2015

azzannatrice

Dal quotidiano locale online Cuneocronaca.it di giovedì 18 giugno 2015:

“Tartaruga azzannatrice abbandonata a Bernezzo: in salvo

Una tartaruga gigante della specie chiamata Chelydra serpentina, o Tartaruga Azzannatrice, è stata abbandonata davanti l’ingresso secondario del Centro Recupero Animali di Bernezzo, in provincia di Cuneo. Chiamati dal signor Remigio del Centro sono intervenuti sul posto il responsabile per la tutela e degli animali pericolosi del Comando Provinciale del Corpo Forestale di Cuneo in collaborazione con il Comando Stazione di Caraglio.

Questo tipo di animali esotici vive in Florida e nel centro America, nelle paludi e nei fiumi, insieme ai coccodrilli e agli alligatori; è considerata tra i rettili pericolosi a causa della sua lunga testa e del potente morso, in grado di recidere un dito nel caso in cui venga infastidita. Impressionante, infatti, è lo scatto fulmineo con cui attacca e la forza delle sue mascelle. Se rilasciata è pericolosa anche per la fauna autoctona.

Molti di questi esemplari selvatici, nonostante ciò, sono considerati oggi i nuovi animali da compagnia e sono sempre più presenti nelle nostre case al posto del classico cane, gatto o pesce. Diversi acquirenti non sono a conoscenza però dei notevoli problemi di gestione che questi animali, soprattutto una volta cresciuti, possono determinare a causa delle loro dimensioni, dell’indole e delle necessità biologiche ed etologiche.

Il commercio e la detenzione di queste tartarughe è diventato illegale nel 1996. All’epoca era possibile regolarizzarle pagando una tassa e denunciandole alla Prefettura. Ma qualcuno, anche per la dimensione e la pericolosità, ha preferito disfarsene, senza pensare alle conseguenze rischiose che sarebbero potute accadere se invece degli esperti del centro fosse stata trovata da qualche altro ignaro cittadino.

L’esemplare, di notevoli dimensioni, è stato posto sotto sequestro e attualmente affidato al Centro Recupero animali in attesa di essere collocata presso una idonea struttura, autorizzata dal Ministero dell’Ambiente; là troverà cure adeguate ed una buona sistemazione considerando la reintroduzione in natura è praticamente impossibile.

serata del 24-5-15.

Dal quotidiano locale online TargatoCN.it di giovedì 28 maggio 2015:

Lo spazio delle ‘Notizie del C.R.A.S.’ di oggi lo vogliamo dedicare a un evento che ci ha immensamente onorato: nella serata di domenica 24 Maggio 2015, infatti, alcuni membri del Consiglio Direttivo del Centro, Remigio Luciano, Federico Monti e Matteo Attolico, sono stati invitati a ricevere una generosa donazione a favore dell’Associazione C.R.A.S.
Fautore di questa iniziativa è stato il Dott. Ranaudo Bruno, dirigente medico di primo livello presso l’istituto di riabilitazione ‘Stella del Mattino’ di Boves.
Come consuetudine per chi giunge alla agognata pensione, generalmente viene raccolta tra i colleghi di lavoro, una somma di denaro da destinarsi ad un regalo di addio. In questa occasione, l’intera raccolta è stata devoluta a favore della nostra Associazione ONLUS, nella speranza che essa possa aiutarci a mantenere gli esemplari di fauna selvatica degenti al Centro.
Si tratta di un gesto significativo poiché dimostra che l’interesse per la natura ed i suoi elementi ancora sopravvive, nonostante il generale degrado e abbandono di tutto ciò che ha a che fare con l’ambiente che ci circonda.
In un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo in molti, tra cui le stesse Associazioni ONLUS, in cui mancano molti dei finanziamenti previsti dalle istituzioni a causa di numerosi tagli e risparmi, è proprio nei privati che le nostre speranze si ripongono.
Sappiamo quanto sia difficile racimolare pochi risparmi, tuttavia crediamo che anche un piccolo gesto di rinuncia a qualche spesa superflua, in favore di un aiuto per la salvaguardia degli animali, significhi un sincero amore verso questo bene nazionale.
Non dobbiamo infatti dimenticare che la fauna selvatica è bene indisponibile dello stato, ovvero appartiene ad ogni cittadino italiano. Sebbene questo concetto possa sembrare astruso, è di fondamentale importanza per capire che devono essere sì le istituzioni a prendersene cura, ma anche i cittadini stessi, nei limiti delle loro possibilità.
Le modalità per contribuire al mantenimento di una piccola Associazione come la nostra che, benchè operi a livello ‘locale’, copre tutto il territorio della Provincia di Cuneo, sono molteplici, a partire dall’iscrizione annuale come socio fino alla più semplice donazione tramite il 5 X 1000, oltre ovviamente alle offerte spontanee che possono aiutaci a mantenere gli animali recuperati dagli stessi cittadini.
In sintesi, un’azione come quella citata, ci riempie di speranza per il futuro e ci auguriamo che sia di esempio per chiunque abbia a cuore la nostra attività.
Vi invitiamo a consultare il sito internet per conoscere le modalità con cui aiutare il Centro oltre che per essere sempre informati su eventi e novità.
Ricordiamo inoltre il nostro Codice Fiscale 96068440047 per donare il 5 X 1000, a costo zero per tutti i cittadini ma che per noi fa la differenza.
Concludiamo ringraziando di cuore il Dott. Ranaudo ed i suoi colleghi ed amici, perché con la loro generosità rendono il mondo un posto migliore!”

Aquila reale

Dai quotidiani locali online Cuneocronaca.it e TargatoCN.it di giovedì 7 maggio 2015:

Bernezzo/ Allarme del Centro Recupero Animali Selvatici: avvelenamento di aquile reali per via indiretta


bracconaggio: le conseguenze dell’uso di bocconi avvelenati

Il tema del bracconaggio di animali selvatici per avvelenamento tramite bocconi abbandonati è tra i più discussi in questo periodo a causa dei numerosi individui di fauna selvatica trovati morti per questa causa. Parecchia attenzione è stata posta dai media soprattutto sulle conseguenze che quest’attività ha sul lupo (Canis lupus), oggetto di dibattito molto attuale.

Tuttavia è forse meno conosciuto l’effetto che l’avvelenamento può avere sul resto della fauna selvatica. L’avvelenamento per ingestione diretta del boccone è frequente fra molti carnivori, mentre potrebbe essere meno intuitivo pensare al fatto che molti animali muoiono per intossicamento in modo indiretto, ovvero nutrendosi di carcasse di specie cibatesi del veleno stesso.

È proprio il caso delle due aquile reali pervenute al Centro Recupero Animali Selvatici tra la fine del 2014 e l’inizio dell’anno in corso. L’aquila reale (Aquila chrysaetos) è una specie particolarmente a rischio poiché può essere avvelenata direttamente dai bocconi a lei appetibili oppure, essendo parzialmente necrofaga, mangiare carogne di animali morti per le stesse cause.

La prima aquila recuperata dal personale del C.R.A.S. in Valle Maira nel mese di dicembre 2014 presentava manifestazioni spastiche di entrambi gli artigli, anemia, astenia e denutrizione, oltre a stitichezza. Inoltre, dalla necroscopia, è apparsa una grossa borra (rigurgito costituito da cibo indigesto) che bloccava il gozzo e quindi il tratto gastro-intestinale.

La seconda, ritrovata in Valle Stura e recapitata al C.R.A.S. da un privato nel mese di marzo 2015, presentava sintomi simili alla precedente quali astenia, anemia e denutrizione. Inoltre era caratterizzata dalla totale assenza degli artigli del primo dito di entrambe le zampe posteriori, forse a causa di asportazione accidentale, con probabile perdita di molto sangue.

Le due aquile sono rimaste ricoverate presso il Centro Recupero di Bernezzo per qualche giorno e sono poi decedute nonostante i tentativi di salvarle. Le carcasse sono state poi inviate interamente all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta per analizzarle e comprendere le cause di morte. Dalle analisi effettuate è risultato che la prima aquila rinvenuta presentava livelli di piombo negli organi emuntori (fegato e rene) molto alti mentre nella seconda sono stati isolati germi potenzialmente patogeni. Ma ciò che maggiormente preoccupa è la presenza in entrambi gli individui di anticoagulanti dotati di elevata tossicità, usualmente impiegati come esca rodenticida.

In particolare le sostanze rilevate negli organi delle due aquile sono il brodifacoum, il bromadiolone e il difenacoum. La loro presenza nelle carcasse giustifica appieno i sintomi sopraindicati e si ritiene che possa essere la causa principale di morte dei due rapaci. Si tratta inoltre di sostanze largamente usate nei bocconi avvelenati distribuiti sul territorio dai bracconieri per eliminare la fauna selvatica ritenuta ‘dannosa’ o ‘fastidiosa’, poiché molto facilmente reperibili.

Nelle stesse settimane era stata segnalata la presenza di un’altra aquila reale in Valle Stura con difficoltà a volare e dal comportamento anomalo e che sembrava, osservandola a distanza, presentasse lo stesso problema di contrazione delle zampe posteriori come l’esemplare pervenuto al C.R.A.S. a dicembre. Non è stato però possibile recuperarla e purtroppo non si sa quale sia stato il suo destino, ma è probabile che le cause del suo stato di salute precario fossero le stesse.

Il Centro di Recupero di Bernezzo vuole porre all’attenzione dei lettori questo grave problema portando ad esempio i tre decessi sopra descritti, che rappresentano una grave perdita alla popolazione di aquile della nostra provincia, considerato il breve tempo in cui queste morti sono avvenute. Se si pensa inoltre che gli animali in difficoltà che vengono portati al C.R.A.S. sono solo una piccola parte di quelli che muoiono in natura e non vengono ritrovati dall’uomo, è preoccupante pensare che altri esemplari di aquila reale abbiano potuto incorrere nelle stesse cause di mortalità.

Nella speranza che le istituzioni implementino ulteriormente i controlli sull’attività illegale di bracconaggio mediante bocconi avvelenati, nonostante siano già stati fatti, e siano in corso, molti sforzi in questa direzione, il nostro appello va a tutti i cittadini che possono contribuire attivamente a combattere un atto così deplorevole. Denunce e segnalazioni da parte di chi si imbatte nel bracconaggio sono alla base di una lotta efficiente: confidiamo nell’aiuto di tutti perché non arrivino più casi disperati di animali in fin di vita, animali che non sono di nessun fastidio alle attività umane e che hanno il diritto di vivere tanto quanto noi ‘bipedi’.”

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