Categoria: Rassegna Stampa


serata del 24-5-15.

Dal quotidiano locale online TargatoCN.it di giovedì 28 maggio 2015:

Lo spazio delle ‘Notizie del C.R.A.S.’ di oggi lo vogliamo dedicare a un evento che ci ha immensamente onorato: nella serata di domenica 24 Maggio 2015, infatti, alcuni membri del Consiglio Direttivo del Centro, Remigio Luciano, Federico Monti e Matteo Attolico, sono stati invitati a ricevere una generosa donazione a favore dell’Associazione C.R.A.S.
Fautore di questa iniziativa è stato il Dott. Ranaudo Bruno, dirigente medico di primo livello presso l’istituto di riabilitazione ‘Stella del Mattino’ di Boves.
Come consuetudine per chi giunge alla agognata pensione, generalmente viene raccolta tra i colleghi di lavoro, una somma di denaro da destinarsi ad un regalo di addio. In questa occasione, l’intera raccolta è stata devoluta a favore della nostra Associazione ONLUS, nella speranza che essa possa aiutarci a mantenere gli esemplari di fauna selvatica degenti al Centro.
Si tratta di un gesto significativo poiché dimostra che l’interesse per la natura ed i suoi elementi ancora sopravvive, nonostante il generale degrado e abbandono di tutto ciò che ha a che fare con l’ambiente che ci circonda.
In un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo in molti, tra cui le stesse Associazioni ONLUS, in cui mancano molti dei finanziamenti previsti dalle istituzioni a causa di numerosi tagli e risparmi, è proprio nei privati che le nostre speranze si ripongono.
Sappiamo quanto sia difficile racimolare pochi risparmi, tuttavia crediamo che anche un piccolo gesto di rinuncia a qualche spesa superflua, in favore di un aiuto per la salvaguardia degli animali, significhi un sincero amore verso questo bene nazionale.
Non dobbiamo infatti dimenticare che la fauna selvatica è bene indisponibile dello stato, ovvero appartiene ad ogni cittadino italiano. Sebbene questo concetto possa sembrare astruso, è di fondamentale importanza per capire che devono essere sì le istituzioni a prendersene cura, ma anche i cittadini stessi, nei limiti delle loro possibilità.
Le modalità per contribuire al mantenimento di una piccola Associazione come la nostra che, benchè operi a livello ‘locale’, copre tutto il territorio della Provincia di Cuneo, sono molteplici, a partire dall’iscrizione annuale come socio fino alla più semplice donazione tramite il 5 X 1000, oltre ovviamente alle offerte spontanee che possono aiutaci a mantenere gli animali recuperati dagli stessi cittadini.
In sintesi, un’azione come quella citata, ci riempie di speranza per il futuro e ci auguriamo che sia di esempio per chiunque abbia a cuore la nostra attività.
Vi invitiamo a consultare il sito internet per conoscere le modalità con cui aiutare il Centro oltre che per essere sempre informati su eventi e novità.
Ricordiamo inoltre il nostro Codice Fiscale 96068440047 per donare il 5 X 1000, a costo zero per tutti i cittadini ma che per noi fa la differenza.
Concludiamo ringraziando di cuore il Dott. Ranaudo ed i suoi colleghi ed amici, perché con la loro generosità rendono il mondo un posto migliore!”

Aquila reale

Dai quotidiani locali online Cuneocronaca.it e TargatoCN.it di giovedì 7 maggio 2015:

Bernezzo/ Allarme del Centro Recupero Animali Selvatici: avvelenamento di aquile reali per via indiretta


bracconaggio: le conseguenze dell’uso di bocconi avvelenati

Il tema del bracconaggio di animali selvatici per avvelenamento tramite bocconi abbandonati è tra i più discussi in questo periodo a causa dei numerosi individui di fauna selvatica trovati morti per questa causa. Parecchia attenzione è stata posta dai media soprattutto sulle conseguenze che quest’attività ha sul lupo (Canis lupus), oggetto di dibattito molto attuale.

Tuttavia è forse meno conosciuto l’effetto che l’avvelenamento può avere sul resto della fauna selvatica. L’avvelenamento per ingestione diretta del boccone è frequente fra molti carnivori, mentre potrebbe essere meno intuitivo pensare al fatto che molti animali muoiono per intossicamento in modo indiretto, ovvero nutrendosi di carcasse di specie cibatesi del veleno stesso.

È proprio il caso delle due aquile reali pervenute al Centro Recupero Animali Selvatici tra la fine del 2014 e l’inizio dell’anno in corso. L’aquila reale (Aquila chrysaetos) è una specie particolarmente a rischio poiché può essere avvelenata direttamente dai bocconi a lei appetibili oppure, essendo parzialmente necrofaga, mangiare carogne di animali morti per le stesse cause.

La prima aquila recuperata dal personale del C.R.A.S. in Valle Maira nel mese di dicembre 2014 presentava manifestazioni spastiche di entrambi gli artigli, anemia, astenia e denutrizione, oltre a stitichezza. Inoltre, dalla necroscopia, è apparsa una grossa borra (rigurgito costituito da cibo indigesto) che bloccava il gozzo e quindi il tratto gastro-intestinale.

La seconda, ritrovata in Valle Stura e recapitata al C.R.A.S. da un privato nel mese di marzo 2015, presentava sintomi simili alla precedente quali astenia, anemia e denutrizione. Inoltre era caratterizzata dalla totale assenza degli artigli del primo dito di entrambe le zampe posteriori, forse a causa di asportazione accidentale, con probabile perdita di molto sangue.

Le due aquile sono rimaste ricoverate presso il Centro Recupero di Bernezzo per qualche giorno e sono poi decedute nonostante i tentativi di salvarle. Le carcasse sono state poi inviate interamente all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta per analizzarle e comprendere le cause di morte. Dalle analisi effettuate è risultato che la prima aquila rinvenuta presentava livelli di piombo negli organi emuntori (fegato e rene) molto alti mentre nella seconda sono stati isolati germi potenzialmente patogeni. Ma ciò che maggiormente preoccupa è la presenza in entrambi gli individui di anticoagulanti dotati di elevata tossicità, usualmente impiegati come esca rodenticida.

In particolare le sostanze rilevate negli organi delle due aquile sono il brodifacoum, il bromadiolone e il difenacoum. La loro presenza nelle carcasse giustifica appieno i sintomi sopraindicati e si ritiene che possa essere la causa principale di morte dei due rapaci. Si tratta inoltre di sostanze largamente usate nei bocconi avvelenati distribuiti sul territorio dai bracconieri per eliminare la fauna selvatica ritenuta ‘dannosa’ o ‘fastidiosa’, poiché molto facilmente reperibili.

Nelle stesse settimane era stata segnalata la presenza di un’altra aquila reale in Valle Stura con difficoltà a volare e dal comportamento anomalo e che sembrava, osservandola a distanza, presentasse lo stesso problema di contrazione delle zampe posteriori come l’esemplare pervenuto al C.R.A.S. a dicembre. Non è stato però possibile recuperarla e purtroppo non si sa quale sia stato il suo destino, ma è probabile che le cause del suo stato di salute precario fossero le stesse.

Il Centro di Recupero di Bernezzo vuole porre all’attenzione dei lettori questo grave problema portando ad esempio i tre decessi sopra descritti, che rappresentano una grave perdita alla popolazione di aquile della nostra provincia, considerato il breve tempo in cui queste morti sono avvenute. Se si pensa inoltre che gli animali in difficoltà che vengono portati al C.R.A.S. sono solo una piccola parte di quelli che muoiono in natura e non vengono ritrovati dall’uomo, è preoccupante pensare che altri esemplari di aquila reale abbiano potuto incorrere nelle stesse cause di mortalità.

Nella speranza che le istituzioni implementino ulteriormente i controlli sull’attività illegale di bracconaggio mediante bocconi avvelenati, nonostante siano già stati fatti, e siano in corso, molti sforzi in questa direzione, il nostro appello va a tutti i cittadini che possono contribuire attivamente a combattere un atto così deplorevole. Denunce e segnalazioni da parte di chi si imbatte nel bracconaggio sono alla base di una lotta efficiente: confidiamo nell’aiuto di tutti perché non arrivino più casi disperati di animali in fin di vita, animali che non sono di nessun fastidio alle attività umane e che hanno il diritto di vivere tanto quanto noi ‘bipedi’.”

Le Macaca Sylvanus Ospitate al CRAS

Dalla rivista online Shan Newspaper di giovedì 8 maggio 2014:

“Rispetto per ogni forma di vita: Visita al Centro Recupero Animali Selvatici di Cuneo

Tutto ciò che nasce, vive, si riproduce ed infine muore è un essere vivente: tutti meritano il massimo rispetto”. Questo è lo spirito del Centro Recupero Animali Selvatici di Bernezzo (Cuneo) ed è lo slogan che troviamo nei volantini distribuiti dal Centro.

Il CRAS di Cuneo nasce da un’iniziativa di Remigio Luciano, fondatore del Centro, che ha dedicato tutta la sua vita all’aiuto agli animali. Il CRAS è l’unico centro in Italia che si occupa indiscriminatamente di qualsiasi tipo di fauna autoctona in difficoltà. “Non sono panda, né tigri, né balene.” recita il depliant “Gli animali selvatici di cui ci occupiamo vivono vicino a noi. La loro esistenza è parte integrante dell’ambiente in cui viviamo. Essi non chiederebbero altro che di essere lasciati in pace nel loro habitat naturale. Anche l’essere apparentemente più insignificante ha un ruolo preciso nel ciclo vitale, sconosciuto ai più ed anche a coloro che talvolta ne decidono sbrigativamente la distruzione, per poco lungimiranti interessi a breve termine…”

I pericoli a cui sono esposti gli animali selvatici sono molteplici: la caccia, il traffico stradale, i fili dell’alta tensione, ma anche l’inquinamento, i pesticidi, oppure criminali avvelenamenti e tagliole.

Una scimmia nella attuale struttura del Centro

Il Centro interviene con cure veterinarie, lunghe terapie di rieducazione, estenuanti fasi di riadattamento alla vita selvatica. La più grande soddisfazione per i gestori del Centro è vedere l’animale assistito mentre recupera la sua libertà, vederlo ripartire con i suoi simili, nel suo ambiente. Spesso questo implica il coraggio di dimenticare l’affetto che si è creato ed è necessario insegnargli a diffidare della prima fonte dei suoi guai, l’uomo.

Non sempre però è possibile restituire la libertà agli esseri assistiti dal Centro. C’è chi non riesce a tornare alla vita libera oppure non è reintroducibile perchè esotico: in questo caso Remigio Luciano e i suoi volontari cercano di regalare almeno un po’ di serenità e di benessere in un luogo sicuro.

È il caso di piccolo gruppo di bertucce (Macaca sylvanus), sequestrate dalle autorità per detenzione illegale e che purtroppo non possono essere reintrodotte in natura. Le scimmie necessitano di cure specifiche sia in senso concreto che relazionale e questi individui in particolare, come spesso accade nel caso di animali in cattività, hanno storie personali molto difficili e traumatiche.

Mariangela Ferrero, psicologa, psicoterapeuta ed esperta in primati non umani, si è presa cura del benessere psicosociale dei macachi fin dal loro arrivo al Centro, sette anni fa. “Queste scimmie, Macaca sylvanus, comunemente dette bertucce o macachi delle rocce – racconta la dottoressa Ferrero – arrivano da Marocco, Algeria e Tunisia, dove normalmente vivono, ad un’altezza che va dai 1.600 ai 2.100 metri. Normalmente i bracconieri rapiscono i cuccioli uccidendo le madri, che li proteggono e se ne prendono cura costantemente, quindi tutti i cuccioli di solito assistono all’uccisione della madre e vengono presi quando sono attaccati al corpo della madre, e assistono normalmente anche all’uccisione di buona parte del gruppo, che li difende strenuamente.”

Un piccolo di camoscio salvato dal CRAS

Chiediamo a Mariangela Ferrero di parlarci del suo rapporto con questi primati: “Si è creato un rapporto di fiducia, di rispetto e anche un rapporto molto affettivo. Ci sono molto segnali di amicizia, ad esempio ci scambiamo il grooming, che comunemente è conosciuto come lo spulciare, in realtà è un po’ pregiudizievole questo termine poiché le scimmie solitamente non hanno pulci o insetti, in realtà normalmente con il grooming vengono tolte le cellule morte. Ma soprattutto è un segno d’affetto ed è il modo più importante che hanno per costruire, rafforzare e mantenere i legami sociali tra di loro e anche i legami e i ruoli gerarchici.”

Chiediamo a Mariangela se si sono create gelosia nei suoi confronti: “Sì, i primati provano tutto il range di emozioni che proviamo noi e quindi sono in grado di reciprocità, di empatia, di generosità e anche di gelosia, di aggressività, di invidia. Nei miei confronti ci sono state molte manifestazioni di gelosia perchè loro hanno una forte gerarchia, e per loro è molto importante che chi ha un ruolo gerarchico più elevato abbia la maggior parte delle attenzioni e delle risorse. Io per loro sono una risorsa e fonte di attenzione e di cure, mi sono occupata del loro maternage quando erano molto piccoli, e quindi abbiamo costruito una relazione importante dal punto di vista affettivo. Adesso coloro che sono più in alto in gerarchia difendono moltissimo il loro diritto ad avere la maggior parte delle mie attenzioni, delle mie cure, del cibo che porto loro, e si arrabbiano se io do attenzioni a qualcuno degli altri membri prima che loro abbiano dato il consenso a questo.”

Un’altra delle scimmie ospitate dal Centro

Queste scimmie arrivano tutte da storie drammatiche: “Gepu, il primo arrivato, aveva circa un anno e mezzo ed è stato trovato e recuperato in Val di Stura. È probabilmente scappato dal mezzo che lo trasportava per collocarlo in qualche abitazione privata. È stato trovato in un boschetto vicino alla tangenziale, dove era riuscito a sopravvivere per alcune settimane e ovviamente era molto impaurito. Citina è arrivata nelle condizioni peggiori, aveva soltanto sei mesi di età ed è un miracolo che sia riuscita a sopravvivere, perché è stata evidentemente allontanata dalla mamma. È stata trovata legata ad un’antenna parabolica, all’esterno, con un filo di nylon molto corto, di venti-trenta centimetri, senza né acqua né cibo. I proprietari erano in vacanza e lei ha strillato, strillato, le sue urla sono state sentite dalle persone nei dintorni. Quando è stata portata al centro era totalmente terrorizzata. Poi è arrivata Striscia, lasciata al Centro in una gabbia coperta da uno scatolone in una gelida notte d’inverno. Ciccio invece veniva tenuto da una famiglia in una piccolissima gabbia in una cantina e quando è arrivato, terrorizzato anche lui, dimostrava moltissimi comportamenti auto-lesivi e compulsivi”.

Ora queste scimmie sono tranquille e al sicuro e tra di loro si è creato un rapporto sociale che dà loro sicurezza, grazie soprattutto a Mariangela Ferrero, ma anche all’attenta gestione di Remigio Luciano.

Il progetto della struttura per l’ampliamento della zona delle scimmie

È proprio a lui che i primati ospitati dal Centro devono la qualità della loro vita sociale. Il responsabile del Centro infatti ha attivato un progetto di sterilizzazione innovativo per i primati, primo in Italia, che ora viene adottato anche da altri centri. Ci racconta Remigio Luciano: “Il sistema più semplice di sterilizzazione sarebbe stato quello della castrazione dei maschi che implica meno tempo per l’intervento ed è molto poco costoso. Ma il problema è che che le femmine non più soddisfatte sessualmente dai maschi, li schiavizzano e sovente provocano loro anche delle lesioni non indifferenti. Ho allora pensato alla vasectomia, tecnica mai applicata in Italia sui macachi e oltretutto molto costosa. Ma abbiamo abbinato l’intervento a una tesi di una studentessa laureanda e proceduto con la prima vasectomia a cura del professor Starvaggi e del professor Quaranta alla presenza di una classe di studenti venuti apposta ad assistere a questo intervento. Poi abbiamo effettuato la vasectomia sull’altro maschio ed ora abbiamo un gruppo di macachi che hanno tutte le caratteristiche fisiche e psichiche efficienti.”

Ora il Centro sta lavorando ad un progetto che permetterà un salto qualitativo a questa famiglia di scimmie. La dottoressa Ferrero, insieme allo staff del CRAS, sta individuando le caratteristiche delle strutture che dovrebbero migliorare le condizioni della loro vita in cattività.

Chiediamo a Remigio Luciano di illustrarci il progetto: “Avere due maschi nello stesso gruppo, un gruppo così limitato, dà dei problemi soprattutto perchè un maschio deve quasi sempre essere sottomesso all’altro. Quindi, su suggerimento della dottoressa Ferrero, abbiamo pensato di creare un sistema di passaggi, di piccoli corridoi di collegamento con un ‘altra struttura. Questo permetterebbe di diversificare i territori: si creerebbero due strutture comunicanti ma separate, dove o una o l’altra coppia potrebbe insediarsi e vivere molto meglio.”

Rosalba Nattero con Remigio Luciano, responsabile del CRAS, e la psicoterapeuta Mariangela Ferrero che si prende cura del benessere psicosociale dei macachi
Per questo motivo il Centro sta organizzando una serie di conferenze ed eventi allo scopo di raccogliere fondi per l’ampliamento della struttura, considerando che il CRAS non è sostenuto economicamente dalle istituzioni, ma si basa esclusivamente sulle donazioni e sul contributo del responsabile e dei volontari.

La storia di queste scimmie ci ha toccato il cuore e ci ha indignato profondamente per la crudeltà di cui gli uomini sono capaci. Ma è consolante sapere che esistono persone sensibili come Remigio Luciano e Mariangela Ferrero che dedicano la loro vita, con un grande aiuto da parte dei volontari del Centro, all’assistenza di esseri sfortunati.

Concludiamo il nostro incontro chiedendo a Mariangela Ferrero che cosa le ha dato l’esperienza con questi macachi. Ci risponde: “La mia sensazione è che loro mi abbiano dato ben più di quanto io abbia potuto dare loro. Io faccio quello che posso per migliorare il loro stile di vita, sto loro vicino e gioco con loro, con giochi che in realtà divertono molto anche me, e loro in cambio mi manifestano molta riconoscenza con gesti, con abbracci, coccole”.

AIUTIAMO IL CRAS AD AMPLIARE LA STRUTTURA DELLE SCIMMIE!

Le spese previste per i materiali necessari ai lavori ammontano ad almeno 3000 euro e il CRAS, non sostenuto economicamente dalle istituzioni, ha bisogno di tutto l’aiuto possibile. La dottoressa Mariangela Ferrero, data la sensibilità sull’argomento, ha già messo a disposizione una propria donazione di 1000 euro a questo fine.

Potete contribuire con una donazione a:

CRAS ONLUS

IBAN: IT32A0843947070000040101408 BCC-filiale di Bernezzo

Specificando la causale: scimmie.”

Il settimanale cuneese ‘La Guida’ ha dedicato un articolo al grifone (Gyps fulvusliberato ad Argentera, che potete leggere cliccando sul link impresso a fondo dell’articolo.
Come riportato dalla mappa sottostante, il grande rapace continua a spostarsi lungo il versante francese; dopo una trasvolata al limitare delle valli torinesi, è ritornato a sud, soffermandosi verosimilmente in uno dei dormitori presenti sul territorio.
Potete seguire gli spostamenti del grifone anche direttamente a quest’indirizzo sul sito del Gruppo Piemontesi Studi Ornitologici ‘Franco Andrea Bonelli’, che si ringrazia non solo per l’attiva collaborazione, ma anche per aver economicamente contribuito al progetto, invitando le numerose associazioni interessate alla conservazione dei grifoni a partecipare in modo altrettanto efficace per la buona riuscita dell’operazione.
Itinerario_09_09_2013

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Salvato Capriolo a Boves

Il capriolo trovato questa mattina: ora sta bene e tornerà presto in libertà

Dal quotidiano online TargatoCN di giovedì 28 marzo 2013:

Bambi è salvo e tornerà presto in libertà: è finita bene la disavventura di questa mattina

Si era incastrato tra le sbarre di un’inferriata, ma il pronto intervento degli Operatori di Nettezza Urbana, poi del padrone di casa e delle forze dell’ordine, con il veterinario, hanno permesso al capriolo di salvarsi

Circa alle 6.30  del mattino  di giovedì 28 marzo 2013, gli Operatori di Nettezza Urbana di Boves, durante il consueto giro di recupero rifiuti, si trovano davanti ad un’insolito spettacolo: in un vialetto privato in una zona residenziale del Comune, un capriolo maschio adulto fa capolino dalla siepe di una villetta.

Avvicinatisi furtivamente si rendono subito conto che il malcapitato animale è rimasto incastrato dal bacino tra le sbarre dell’inferriata che cinge la casa. Hanno chiamato il proprietario dell’abitazione che prontamente ha dato l’allarme al Corpo dei Carabinieri e ai Vigili del Fuoco. E’ intervenuto anche il veterinario De Martini  Francesco, dell’ Ambulatorio Veterinario San Francesco di San Rocco Castagnaretta, che sedando l’animale lo ha messo in condizioni di poter esser estratto incolume dalle sbarre dalle forze dell’ordine intervenute.

Riporta ferite da escoriazione superficiali sui fianchi ed è stato subito trasportato al Centro Recupero Animali Selvatici di Bernezzo dal signor Remigio Luciano, responsabile del centro, e da Matteo Parola, dipendente. “Ne abbiamo visti molti di caprioli feriti ultimamente, ma questo è un maschio di grossa taglia e sicuramente, dopo le debite cure, verrà rilasciato in piena salute in una zona lontana da pericoli e centri abitati”, dicono al centro.

“Verrà anche apposta una marca auricolare al capriolo in modo tale da segnalare ai cacciatori che l’animale è stato trattato farmacologicamente e quindi non più idoneo al consumo umano”.  Questa disavventura che poteva terminare in catastrofe in realtà è stata un biglietto di sola andata per la vita di questo piccolo ma grande essere che al più presto tornerà a correre libero. Buona fortuna da tutti noi.

 

Ambiente Bene Comune n. 4

ABC 4

É uscito il quarto ed ultimo, almeno per ora, numero del periodico Ambiente Bene Comune, realizzato, grazie al Centro Servizi per il Volontariato Società Solidale, dal Centro Recupero Animali Selvatici e dalle sezioni locali delle associazioni Legambiente, Lega Italiana dei Diritti dell’Animale e Pro Natura.
La pubblicazione, stampata come Notiziario di Pro Natura Cuneo – Onlus n. 1/2013, contiene 16 pagine di articoli su temi ambientali, faunistici e naturalistici, a cui il Centro ha collaborato con i seguenti interventi:

Relazione annuale 2012 del CRAS – Il presente e il futuro!, della Dott.ssa Michela Del Torchio;

Il servizio civile al CRAS, di Carfagno Natascia;

Condannati senza colpa, della Dott.ssa Michela Del Torchio.

Ambiente Bene Comune n. 3

É uscito il terzo numero del periodico Ambiente Bene Comune, realizzato, grazie al Centro Servizi per il Volontariato Società Solidale, dal Centro Recupero Animali Selvatici e dalle sezioni locali delle associazioni Legambiente, Lega Italiana dei Diritti dell’AnimalePro Natura.
La pubblicazione, stampata come Notiziario di Pro Natura Cuneo – Onlus n. 4 (novembre 2012), contiene 16 pagine di articoli su temi ambientali, faunistici e naturalistici, a cui il Centro ha collaborato con i seguenti interventi ad opera della Dott.ssa Michela Del Torchio:

Capriolino, caprioletto, l’ho trovato nel boschetto!;

Una serata dedicata agli habitué della notte.

Ambiente Bene Comune n. 2

É uscito il secondo numero del periodico Ambiente Bene Comune, realizzato, grazie al Centro Servizi per il Volontariato Società Solidale, dal Centro Recupero Animali Selvatici e dalle sezioni locali delle associazioni Legambiente, Lega Italiana dei Diritti dell’AnimalePro Natura.
La pubblicazione, stampata come supplemento ad Obiettivo Ambiente n. 5 (maggio 2012), contiene 16 pagine di articoli su temi ambientali, faunistici e naturalistici, a cui il Centro ha collaborato con i seguenti interventi:

Un anno di arrivi al CRAS, di Matteo Parola;

Le risorse economiche e il lavoro presso il CRAS, di Carla Morre;

I fantasmi del passato, di Remigio Luciano.

Un articolo apparso sul settimanale provinciale La Bisalta presenta alcuni ospiti del Centro e le attività recentemente condotte dall’associazione, fra cui il Liberation Day presso la Riserva Naturalistica dell’Adelasia.

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