Con un’offerta minima di € 5,00 più spese di spedizione è possibile acquistare il calendario fotografico del C.R.A.S. per l’anno 2022, dedicato alle specie più rappresentative degli individui accuditi nella sede principale di Bernezzo e nella sede distaccata Centro Tartarughe di Sommariva Perno.
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Dal quotidiano online Piemonte Parchi:
Il palcoscenico di questa storia ha inizio in un luogo bellissimo, ovvero, sul Monte Argentera, precisamente vicino il Vallone di Roburent, in Valle Gesso, territorio immerso nel Parco delle Alpi Marittime, territorio dove gli archetipi millenari vivono a stretto contatto con una natura pura e incontaminata. Proprio qui, lo scorso marzo, alcuni escursionisti avvistarono uno splendido esemplare di stambecco (Capra ibex), grande mammifero selvatico originario delle Alpi e tuttora qui presente, disteso a terra, ferito. Probabilmente scivolato su di una parete rocciosa, lì era rimasto, infermo e debilitato.
Cosa fare per aiutare l’animale?
Chi lo vide pensò giustamente che lasciarlo sul posto, gli avrebbe assicurato la morte. Si decise allora di avvisare il Centro Recupero Animali Selvatici di Bernezzo, ente che opera in favore dei selvatici, poco distante dalla Val Gesso.
La decisione non poté risultare migliore, perché nel giro di poche ore, precisamene il 24 marzo 2018, lo stambecco venne trasportato da alcuni volontari del centro, con gran fatica viste le notevoli dimensioni dell’animale, a Bernezzo per essere affidato alle cure mediche di alcuni veterinari.
Chi ha avuto la fortuna di osservare uno stambecco da vicino sa che è lui il Re della Montagna, un’animale divino ed elegante, che ama vivere, spesso in branco, sulle rocce, più vicino al cielo che non alla terra. Nel corso dell’inverno si stabilisce nei crinali di alta quota, fra i 1.600 ed 2.800 metri, prediligendo i versanti esposti a sud, dove la neve si dissolve prima e l’erba secca, cibo necessario per la sua sopravvivenza, è accessibile. Nonostante sia dotato di zoccoli adatti alle ripide pareti rocciose, come ogni essere vivente può essere vittima di qualche casuale incidente. E fu questo il caso.Oggi fortunatamente l’animale è tornato in salute e sta bene, e il direttore del centro, Remigio Luciano, sta solo aspettando di concludere le ultime pratiche amministrative e burocratiche con il Parco del Monviso, per poter dare un’altra chance di vita all’animale, liberandolo questa volta vicino il Re di Pietra, il Monviso.
Questa è solo una delle tante incantevoli storie che possono essere raccontate dai volontari del Centro di Bernezzo: un luogo importante, necessario, dove gli animali vengono sostenuti e aiutati, soprattutto quando hanno subito brutte ferite e traumi. Grazie ai volontari del centro, molte creature hanno la possibilità di ristabilirsi e continuare un altro percorso di vita su questa Terra.Il Centro Recupero Animali di Bernezzo
Il Centro ha iniziato la sua attività a fine 1984, quando il responsabile Remigio Luciano, decise di aprire a sue spese, e su territorio di proprietà, un centro che potesse accogliere alcuni animali ospiti nello zoo di Cuneo.
Con il comma 1 dell’articolo 40 della Legge regionale 5 del 2012, vennero stabilite nuove disposizione per la gestione della fauna selvatica, sorse quindi la volontà di istituire un CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici). L’autorizzazione arrivò agli inizi del 2001 con le direttive di individuare un responsabile affiancato a un’associazione ambientalista.
Definite le questioni burocratiche, iniziarono i lavori di adeguamento delle strutture, si crearono così recinti, gabbie, adibendo alcuni locali da infermeria e sala degenze.
L’associazione privata e senza scopo di lucro, nasce quindi nel 2004 in maniera autonoma, quale organizzazione non lucrativa di utilità sociale (Onlus) e oggi è uno dei quattro centri di recupero riconosciuti dalla Regione Piemonte. Quello di Bernezzo ppera sul territorio della Provincia di Cuneo ed è reperibile 24 ore su 24 e 365 giorni all’anno. Il suo fine è quello di recuperare, curare, riabilitare e, dove possibile, liberare esemplari di ogni specie di fauna selvatica autoctona ritrovati in difficoltà. Ospita inoltre alcuni individui di specie alloctone considerate invasive e detiene in custodia temporanea animali vittime di sequestri giudiziari.I prossimi progetti
Nei prossimi mesi non mancheranno interessanti attività al C.R.A.S di Bernezzo, tra cui il rilascio di alcuni animali curati presso il centro. Assistere a una liberazione è un’esperienza molto emozionante, di quelle che incidono, nel profondo. É questa l’occasione per citarne una, in particolare. Durante il giorno del solstizio d’estate, il 21 giugno 2018, in occasione della settima Festa del Parco fluviale Gesso e Stura vi sarà il rilascio di alcuni rapaci notturni che, dopo esser curati presso il Centro Recupero Animali Selvatici di Bernezzo, potranno tornare a vivere nel bosco. É importante ricordare che i rapaci notturni sono volatili appartenenti a specie protette in quanto ottimi bioindicatori: la loro presenza in un ambiente ne indica il buon livello di salubrità.
La partecipazione alla festa sarà gratuita e per maggiori informazioni si può contattare la segreteria del parco: tel. 0171.444501, parcofluviale@comune.cuneo.it.
Sarà liberato lunedì 28 maggio alle ore 13:00, nella suggestiva cornice del Pian del Re, alle sorgenti del fiume Po nel Comune di Crissolo, l’esemplare di stambecco (Capra ibex) maschio adulto recuperato a marzo dagli operatori del CRAS ad Argentera.
S’invitano tutti i soci, i sostenitori e gli amici del Centro a presenziare al lieto evento.
In data odierna gli operatori del CRAS hanno effettuato un doppio recupero ad Argentera: un esemplare di cervo (Cervus elaphus) ed uno di stambecco (Capra ibex), entrambi maschi adulti, ritrovati a poche centinaia di metri l’uno dall’altro.
Il primo, recuperato in un canale del fiume Stura stressato e debilitato, è purtroppo morto poco dopo il suo arrivo al Centro; il secondo invece, probabilmente caduto da alcune rocce e fortemente debilitato, è ancora degente.
Con un’offerta minima di € 5,00 più spese di spedizione è possibile acquistare il calendario fotografico del C.R.A.S. per l’anno 2018, intitolato Piccoli Selvatici Crescono…, dedicato ai cuccioli ospiti della sede principale di Bernezzo e delle sedi distaccate La Ninna di Novello e Centro Tartarughe di Sommariva Perno.
Dal quotidiano La Stampa di martedì 21 giugno 2016:
Rapaci e selvatici rimessi in libertà nel Cuneese
Stasera la festa al Parco Fluviale di Cuneo Il Centro recupero animali di Bernezzo (CN) è nato nel 1985. Stasera Remigio libererà tre rapaci
21/06/2016
PAOLA SCOLA
BERNEZZO (CUNEO)Si occupa delle regine dei cieli, le aquile. Dei signori dell’aria, come falchi, poiane, sparvieri. Di gufi e civette. «Qui è l’unico centro dove si ospitano animali selvatici di ogni taglia e specie, che richiedano cure», sottolinea Remigio Luciano, condottiero di una sorta di «arca di Noè», dove ogni anno vengono curati circa 1200 esemplari. Il Centro recupero animali di Bernezzo, tra Cuneo e le montagne, è nato nel 1985. Remigio, allora gestore del piccolo Zoo di Cuneo, fu costretto a smantellare il «giardino pubblico», perché il Comune non rinnovò più la convenzione. Il rischio era che gli animali venissero venduti o, peggio, abbattuti. Ma la famiglia di Luciano ha una casa a Bernezzo ed è lì che gli esemplari hanno trovato nuovo riparo. All’inizio i compaesani guardarono con un po’ di apprensione quell’esperimento, ma presto la diffidenza è stata vinta. E nel 2001, la Provincia di Cuneo ha autorizzato il Cras a operare per il salvataggio e la custodia dei selvatici.
Remigio ha una straordinaria sensibilità per gli animali. Lo affiancano due dipendenti part time, 4 ragazzi in servizio civile e volontari. Ci saranno anche loro, stasera, alla festa del Parco Fluviale di Cuneo a rilasciare alcuni rapaci notturni rimessi in forze: un gufo e tre civette. «Sono molti i pericoli per i selvatici – dice Luciano -: dall’inquinamento ai pesticidi, dalla caccia ai fili dell’alta tensione, dalle auto a tagliole e veleni». Sono stati bocconi nocivi, «lasciati forse per i lupi», ad avvelenare alcune aquile, che il Cras ha soccorso. «Esemplari di aquile reali, con gravi problemi. La prima è stata recuperata in val Maira. L’altra, salvata in valle Stura da un privato, nel marzo 2015, sembrava anemica e denutrita. Le abbiamo tenute ricoverate per qualche giorno, invano». È andata meglio a un biancone, l’«aquila dei serpenti», trovato ferito in val Tanaro: dall’anello di riconoscimento si è scoperto che 4 anni fa era stato soccorso ad Albisola (Savona), medicato a Bernezzo e liberato. Aveva spiegato il responsabile: «È lo stesso animale trovato nel 2012, debilitato e con un problema alla pupilla destra. Ristabilito, lo avevamo liberato a Castelmagno nel 2013». Dopo tre anni e le migrazioni, il rapace è tornato a pochi km di distanza, si è di nuovo ferito ed è stato riconsegnato al Cras.
Ma l’«arca di Remigio» è tanto altro. Nel 2013, per esempio, sono stati ricoverati 94 caprioli, camosci, cinghiali, ghiri, lepri, martore, procioni, tassi, volpi. Fra gli uccelli aironi, capinere, cuculi, ghiandaie, rondini, upupe, scriccioli. Poi rospi, biacchi, tartarughe. Per Remigio ogni animale ha una storia. Ce l’hanno gli ultimi «ospiti»: un picchio nero, una martora, una faina e un’averla capirossa. Ce l’aveva la scimmia Citina, legata a un’antenna di un palazzo a Cuneo, compromessa dall’imprinting umano. «Salviamo gli animali, organizziamo iniziative didattiche – conclude – e siamo un buon punto di monitoraggio della fauna. Come quando abbiamo seguito un grifone, con il Gps, fino in Spagna. La nostra realtà non ha scopo di lucro e le risorse sono scarse. I Comuni ci aiutano, Regione e Provincia faticano. Il sostegno con il 5×1000 sarebbe un’enorme boccata di ossigeno»
Infezione oculare che tende a colpire la popolazione di Bovidi selvatici (Camoscio, Stambecco, Muflone);
viene veicolata da ditteri, si presenta periodicamente, in fase crescente e poi decrescente ogni dieci anni circa.
I dati del CRAS di Bernezzo:
- 2005 : 1 caso (dicembre);
- 2006 : 13 casi;
- 2007: 16 casi;
- 2008 : 6 casi;
- 2009: 1 caso;
- 2010: 2 casi;
- 2011: 1 caso;
- 2012 : ultimo caso (giugno);
- 2015 : 1° caso (dicembre).
Questo ci fa presupporre che dovremo prepararci negli anni 2016 – 2017 ad una recrudescenza della malattia.
Nella nostra esperienza, in provincia di Cuneo, l’espansione dell’infezione si ha da nord a sud, inizia in Valle Po e si estende nel tempo per concludersi in Valle Tanaro.
Le fasi dell’infezione sono 4 stadi:
- Fase: l’animale vaga in maniera anomala, non lineare, ad occhio nudo non si vedono lesioni e la pupilla è leggermente opaca.
- Fase: l’animale vaga spostandosi in grandi cerchi ed inciampa spesso.
- Fase: si notano bene anche ad occhio nudo dei solchi crostosi sul lacrimatoio , gira spesso su se stesso e presenta un forte dimagrimento.
- Fase: l’animale è quasi sempre coricato e, se si muove, cade più volte consecutivamente, il più delle volte ha già subito o un trauma cranico o una frattura agli arti.
Se il tutto capita ad alte quote l’animale segue il suo destino, in molti casi può recuperare e superare la malattia, soprattutto se non vi sono condizioni atmosferiche avverse, se invece capita a quote più basse è probabile che raggiunga abitazioni e strade frequentate ed è questo il caso di segnalarlo alle autorità competenti (Comune, Provincia, ASL, CA , G P) onde evitare possibili cause di incidenti stradali . I suddetti Enti provvederanno a farlo pervenire al CRAS.
Se la malattia è presa nelle prime tre fasi, la probabilità di recupero è del 60%, la degenza è di 30 / 40 giorni.
NORME PER IL SOCCORSO DEGLI ANIMALI MALATI AD ESCLUSIVO USO DEGLI OPERATORI QUALIFICATI ED ENTI PREDISPOSTI, EVITARE IL FAI DA TE!
L’animale deve essere avvicinato cautamente evitando ogni sorta di rumore; lanciare un telo sul capo, immobilizzare l’animale tenendolo per le corna, evitare di agguantarlo agli arti, farlo entrare in una cassa da trasporto ungulati, guidare evitando sobbalzi e curve repentine.
L’incaprettatura è sconsigliata in quanto, negli anni, ci siamo accorti che è un grave problema per lo stress dell’animale.
Alla presenza di numerosi rappresentanti delle istituzioni, degli operatori e dei volontari del Centro, nonché di un folto gruppo di appassionati, è stato inaugurato stamane il recinto di riabilitazione per ungulati, realizzato nel comune di Bernezzo in collaborazione con la Calce Dolomia, ove sono stati subito introdotti un esemplare di camoscio (Rupicapra rupicapra) e di capriolo (Capreolus capreolus).
L’area cintata, propedeutica alla liberazione degli ungulati ricoverati, abbraccia circa 1 ettaro di bosco ed è fornita di abbeveratoio e di capanno per le osservazioni.
Nell’occasioni, sono stati anche liberati due fringuelli (Fringilla coelebs) ed una poiana (Buteo buteo).
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